Kuruma
Nel Buddismo giapponese si dice che il castigo segue la
colpa proprio come la ruota (“kuruma”) segue la zampa del bue. Questo è il
nocciolo della filosofia buddista.
Magatama
Le pietre sacre dello Shintoismo. Sono cristalli (agata,
diaspro ecc.) a forma di pera che vengono utilizzati per scopi religiosi
Maneki Neko
Il gatto che chiama. E’ uno spirito benevolo, raffigurato
come un gatto seduto sulle zampe posteriori con una zampa anteriore alzata come
per chiamare con un cenno. Si trova facilmente alle finestre dei negozi, come
per invitare il cliente ad entrare. Ci sono molte superstizioni sui gatti, in
Giappone. Una dice che se il gatto si pulisce muso e zampine all’ingresso, vuol
dire che sta arrivando compagnia. La più comune versione in cui si trova il
Maneki Neko è a tre colori, anche se gatti maschi con tre colori sono molto
rari in natura. Probabilmente è per questo che il Maneki Neko a tre colori è
considerato il più fortunato. Sono popolari anche le versioni nere e bianche. Il
bianco rappresenta la purezza, mantre il gatto nero in Giappone porta fortuna ed è in grado di curare le
malattie dei bambini. E’ popolare tra le donne, perché terrebbe lontani gli
intrusi. Il Maneki Neko rosso, si usa per esorcizzare gli spiriti e combattere
le malattie, ma è poco in auge: fino a poco tempo fa, in Giappone, si pensava
che i gatti rossi avessero poteri sovrannaturali e venivano evitati. Il Maneki
Neko dorato chiama danaro e quello rosa invita l’amore. Il collare rosso con la
campanella che i Maneki Neko indossano origina probabilmente da una usanza del
periodo Edo. A quei tempi le donne ricche adornavano i gatti (che erano animali
costosi in quel periodo) con collari fatti di hichirimen (Camelia Japonica, un
fiore rosso) e vi attaccavano una campanella poiché fosse più facile ritrovare
l’animale. Alcuni Maneki Neko indossano anche un grembiule, e portano una koban
(moneta d’oro del periodo Edo). Nonostante ai tempi valesse un ryou (unità di
misura di allora), un koban portata dal Maneki Neko vale un milione di ryou.
Secondo il club dei Maneki Neko in Giappone circa il sessanta per cento di tutti quei talismani hanno
la zampa sinistra sollevata, e gli altri la destra. La zampetta sinistra
dovrebbe chiamare i clienti ad entrare al negozio, la destra dovrebbe attirare
soldi e buona fortuna (ad esempio, i salvadanai a forma di Maneki Neko
sollevano la zampina destra).
Marisha-Ten
La Regina dei cieli, dea della luce, del sole e della
luna.
Mawaya-no-kami
Il kami dei servizi igienici. La divinità comprende il
principio divino maschile (terra) e femminile (acqua) nati dall’urina e dalle
feci di Izanami. Viene talvolta invocato in aiuto in caso di malattie
ginecologiche e di disturbi degli occhi e dei denti.
Miyazu-Hime
La dea della dinastia imperiale giapponese, moglie del
dio della tempesta Susanowo. Le è dedicato un tempio ad Atsuta.
Mochi
In giapponese significa “luna piena”. Si crede che
l’osservatore appassionato, fissando la luna, vedrà che lì vive una lepre
continuamente occupata a preparare dei “mochi” (dolci di farina di riso).
Effettivamente, se fissiamo la luna (che notoriamente mostra sempre la stessa
faccia a tutto il mondo) possiamo interpretare la forma delle macchie come un
coniglio che macina la farina in un pestello.
Momotaro
Eroe delle leggende giapponesi. Fu trovato da una anziana
coppia su un pesco (da cui il nome “il figlio maggiore di un pesco”). Momotaro
si unì a un cane, una scimmia e un contadino. Insieme a loro ebbe molte
avventure. In una di queste fecero vela verso un’isola dominata da demoni, che
essi uccisero, liberando così due principesse.
Momoye
Uno pseudo-studioso giapponese che una volta derise uno
dei caratteri calligrafati scritti da Kobo assomigliava ad un lottatore di
sumo. Quella stessa notte un lottatore comparve a casa di Momoye, lo trascinò
fuori dal letto e lo picchiò fino all’alba. Solo allora Momoye vide che il carattere che aveva deriso mancava dal
testo.
Nessun commento:
Posta un commento