luci colorate

venerdì 8 aprile 2016

Divinità giapponesi 11



 Kuruma
Nel Buddismo giapponese si dice che il castigo segue la colpa proprio come la ruota (“kuruma”) segue la zampa del bue. Questo è il nocciolo della filosofia buddista.

Magatama
Le pietre sacre dello Shintoismo. Sono cristalli (agata, diaspro ecc.) a forma di pera che vengono utilizzati per scopi religiosi

Maneki Neko
Il gatto che chiama. E’ uno spirito benevolo, raffigurato come un gatto seduto sulle zampe posteriori con una zampa anteriore alzata come per chiamare con un cenno. Si trova facilmente alle finestre dei negozi, come per invitare il cliente ad entrare. Ci sono molte superstizioni sui gatti, in Giappone. Una dice che se il gatto si pulisce muso e zampine all’ingresso, vuol dire che sta arrivando compagnia. La più comune versione in cui si trova il Maneki Neko è a tre colori, anche se gatti maschi con tre colori sono molto rari in natura. Probabilmente è per questo che il Maneki Neko a tre colori è considerato il più fortunato. Sono popolari anche le versioni nere e bianche. Il bianco rappresenta la purezza, mantre il gatto nero in Giappone porta fortuna ed è in grado di curare le malattie dei bambini. E’ popolare tra le donne, perché terrebbe lontani gli intrusi. Il Maneki Neko rosso, si usa per esorcizzare gli spiriti e combattere le malattie, ma è poco in auge: fino a poco tempo fa, in Giappone, si pensava che i gatti rossi avessero poteri sovrannaturali e venivano evitati. Il Maneki Neko dorato chiama danaro e quello rosa invita l’amore. Il collare rosso con la campanella che i Maneki Neko indossano origina probabilmente da una usanza del periodo Edo. A quei tempi le donne ricche adornavano i gatti (che erano animali costosi in quel periodo) con collari fatti di hichirimen (Camelia Japonica, un fiore rosso) e vi attaccavano una campanella poiché fosse più facile ritrovare l’animale. Alcuni Maneki Neko indossano anche un grembiule, e portano una koban (moneta d’oro del periodo Edo). Nonostante ai tempi valesse un ryou (unità di misura di allora), un koban portata dal Maneki Neko vale un milione di ryou. Secondo il club dei Maneki Neko in Giappone circa il sessanta per cento di tutti quei talismani hanno la zampa sinistra sollevata, e gli altri la destra. La zampetta sinistra dovrebbe chiamare i clienti ad entrare al negozio, la destra dovrebbe attirare soldi e buona fortuna (ad esempio, i salvadanai a forma di Maneki Neko sollevano la zampina destra).

Marisha-Ten
La Regina dei cieli, dea della luce, del sole e della luna.

Mawaya-no-kami
Il kami dei servizi igienici. La divinità comprende il principio divino maschile (terra) e femminile (acqua) nati dall’urina e dalle feci di Izanami. Viene talvolta invocato in aiuto in caso di malattie ginecologiche e di disturbi degli occhi e dei denti.

Miyazu-Hime
La dea della dinastia imperiale giapponese, moglie del dio della tempesta Susanowo. Le è dedicato un tempio ad Atsuta.

Mochi
In giapponese significa “luna piena”. Si crede che l’osservatore appassionato, fissando la luna, vedrà che lì vive una lepre continuamente occupata a preparare dei “mochi” (dolci di farina di riso). Effettivamente, se fissiamo la luna (che notoriamente mostra sempre la stessa faccia a tutto il mondo) possiamo interpretare la forma delle macchie come un coniglio che macina la farina in un pestello.

Momotaro
Eroe delle leggende giapponesi. Fu trovato da una anziana coppia su un pesco (da cui il nome “il figlio maggiore di un pesco”). Momotaro si unì a un cane, una scimmia e un contadino. Insieme a loro ebbe molte avventure. In una di queste fecero vela verso un’isola dominata da demoni, che essi uccisero, liberando così due principesse.

Momoye
Uno pseudo-studioso giapponese che una volta derise uno dei caratteri calligrafati scritti da Kobo assomigliava ad un lottatore di sumo. Quella stessa notte un lottatore comparve a casa di Momoye, lo trascinò fuori dal letto e lo picchiò fino all’alba. Solo allora Momoye vide che il carattere che aveva deriso mancava dal testo.

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